A cura di: Eugenio D. Sepe, Adriana Onorati, Maria Pia Rubino, Francesca Pecci
Riconoscere le radici per andare verso il futuro: il collegamento spirituale con C. Jung
Riteniamo che la nostra Responsabilità e Funzione, di psicologi con lo sguardo rivolto al futuro, ci consenta di creare ed esplicitare con chiarezza nuova, i collegamenti esistenti tra i padri della psicologia occidentale e la saggezza orientale, rintracciando una continuità nella linea di sviluppo della visione dell’Uomo.
All’interno del gruppo di studio e lavoro della PEAC, negli ultimi anni, abbiamo deciso di dedicarci allo studio più approfondito di alcuni autori, come Jung. Riteniamo, infatti, che Jung abbia ha aperto delle porte importantissime tra la psicologia e una Visione Spirituale libera dai dogmi religiosi. Questo, in un tempo, come quello di Jung, in cui la psicologia faceva lo strenuo tentativo di affermarsi come scienza, e di distinguersi dalla filosofia e dalla religione.
Ricordiamo, che “Il libro rosso” è stato pubblicato e diffuso solo nel 2002 perché lo stesso Jung, che lo definì la sua “opera capitale”, non volle farlo finché fu in vita e i suoi eredi si opposero ugualmente alla sua pubblicazione, custodendo il manoscritto in un caveau in Svizzera.
Ci sono diverse testimonianze che descrivono come Jung lavorasse e credesse nella reincarnazione e come i suoi eredi abbiano rimaneggiato alcuni scritti, per escludere i passaggi su questo argomento (riportate, per esempio da Sonu Shamdasani, il curatore
internazionale de “Il libro rosso”).
Oggi, possiamo considerare i tempi un po’ più liberi e sempre più maturi perché alcuni aspetti possano essere esplicitati e valorizzati, nell’universalità della loro efficacia e fondatezza, per nutrire la psicologia del futuro.
Già la Psicosintesi di Assagioli (che nacque come junghiano) aveva esteso questa prospettiva, includendo nel proprio campo di lavoro, oltre la sfera dell’inconscio quella del “superconscio”, ovvero la sfera che riguarda la natura spirituale dell’Uomo, alla quale è destinato a tornare e che è destinato ad esprimere.
Per Jung, gli studi alchemici e della simbologia orientale ed occidentale rappresentavano il ponte sia verso il passato e verso la tradizione gnostica, che verso la psicologia del profondo. L’alchimia fornì a Jung la prova che le sue scoperte psicologiche
fossero in realtà il ritrovamento d’antichissime ed universali esperienze, che per questo egli definì “archetipiche”.
Jung scrive in “Psicologia e Alchimia”: L’Alchimia è un progetto di redenzione dell’intera natura, che vuole riportare alla luce il lato Divino che dorme nell’oscurità delle cose, del corpo, degli istinti. Gli antichi alchimisti, infatti, operavano sulla materia per giungere a questa redenzione e scoprire il segreto che essa nascondeva, la misteriosa quintessenza (la pietra filosofale) che avrebbe dato loro il potere di trasformare i minerali grezzi in oro.
In realtà inconsciamente operavano su se stessi e la trasformazione avveniva dentro di loro. L’oro simbolicamente rappresenta la Coscienza Divina celata nella materia. Questo libro si rivolge a coloro che sono giunti ad un particolare momento della loro evoluzione in
cui cominciano a intuire che lo scopo della vita è proprio questa trasformazione e consapevolmente vi aderiscono”.
Una Visione della realtà, intesa come prospettiva che collega l’Uomo, le sue relazioni e il suo Ambiente ai Valori Etici e Spirituali di ogni tempo sembra il filo comune che collega lo studio e il lavoro degli psicologi che ricercano una base etica, spirituale e areligiosa per
il loro operato, all’opera e al pensiero di C. Jung. Questo, a prescindere dalla corrente di appartenenza (è noto, forse, la difficoltà di sintesi tra la tradizione psicoanalitica e la
prospettiva familiare, in ambito psicoterapeutico e soprattutto negli ambienti universitari).
L’importanza che assegniamo sviluppo e alla Ricerca Spirituale, con la loro facoltà di accrescere la responsabilità e il libero arbitrio di un Essere Umano, ampliandone gli orizzonti e sviluppando in lui un contatto con la sua Coscienza, si riferisce a tutto questo e
portano al senso di pace, di gioia e di benessere, che vanno ben al di là dell’assenza di sintomi psicopatologici.
1.1 Confluenze e sincronicità nella creazione del modello multidimensionale della mente o “Teoria delle Parti”
L’esplorazione della convergenza di intuizioni su alcuni argomenti, come quello delle “parti” della personalità ci offre una prospettiva ancora più ampia sulla natura della psiche umana. Riconoscere l’universalità di queste riflessioni ed esperienza, ci aiuta a considerare questo stesso concetto un archetipo, a sostegno dell’idea dell’esistenza di un inconscio collettivo, che possiamo considerare il “grembo” della natura spirituale dell’Umanità.
Numerosi articoli accademici e pubblicazioni esplorano le connessioni tra il lavoro di Jung, di Assagioli, di Irvin Yalom ed il lavoro sulle “parti”, a cui si aggiungono i riferimenti poetici e letterari di Pirandello e di Pessoa, che offrono ulteriori spunti di riflessione per
approfondire la connessione tra il lavoro sulle “parti” e la Spiritualità.
Per esempio, un articolo di Yalom (2007), pubblicato sul “Journal of Group Psychotherapy”, indaga il ruolo della terapia di gruppo nel facilitare la crescita spirituale attraverso l’integrazione delle “parti”.
Per citare la letteratura, uno degli aspetti più salienti del lavoro di Pessoa è la creazione degli “eteronimi”, personalità letterarie fittizie con le proprie biografie, stili di scrittura e visioni del mondo. Questi eteronomi fungono da maschere attraverso cui Pessoa esplora le diverse sfaccettature della propria personalità.
Ognuno di essi incarna un diverso aspetto del sé di Pessoa, con i propri pensieri, emozioni e motivazioni. L’interazione tra queste parti, spesso in contrasto tra loro, genera la complessa e dinamica personalità dell’essere umano.
Citiamo la poesia “Tabacaria”, un esempio emblematico di questa idea: il poeta descrive la sua esperienza in una tabaccheria, osservando i diversi personaggi che la frequentano.
Ogni personaggio rappresenta una parte della propria personalità, con le sue peculiarità e contraddizioni.
“E cada um vive a sua vida, sem saber dos outros nada”. (“E ognuno vive la sua vita, senza sapere nulla degli altri”).
“Eu sou um deles, sou todos, ninguém. Sou a parte que falta, De cada um”. (“Io sono uno di loro, sono tutti, nessuno. Sono la parte mancante, di ognuno”).
“Mas todos somos a mesma coisa: fantasia e nada mais”. (“Ma siamo tutti la stessa cosa: fantasia e niente più”).
2 Bibliografia
1. Jung C. J. (2009). Il Libro Rosso, Milano: Mondadori.
2. Pessoa F. (1933). Tabacaria, in Presença, Bilboa: n. 39, Anno Settimo, Vol. 2.
3. Sepe D., Onorati A., Folino F., M. P. Rubino (2014) PEAC – Psicologia dell’Evoluzione Armonica della Coscienza, Roma: Armando Editore.
4. Sepe D., Onorati A., Folino F., M. P. Rubino (2019) Primo colloquio e gestione del rapporto terapeutico, Roma: Armando Editore.
5. Shamdasani Z. (2014). The Self Archetype as a Bridge Between Jungian Psychology and Transpersonal Spirituality, Journal of Analytical Psychology, 59 (4), 573-594.
6. Sorensen K (2022). Subpersonalities, a collection of articles by Roberto Assagioli, Kentaur Publisching.
7. Yalom, I. D., & Hinkle, L. M. (2007). The Role of Group Therapy in Facilitating Spiritual Growth Through Parts Integration, Journal of Group Psychotherapy, 60 (2), 167-188.