Premessa
La depressione rappresenta uno dei disturbi psichici maggiormente diffusi: secondo i dati del 2012 dell’Organizzazione mondiale della Sanità essa coinvolge più di 350 milioni di persone di tutte le età e in ogni comunità; un milione di queste persone ogni anno sceglie la strada del suicidio (quasi 3.000 al giorno).
L’incidenza del disturbo depressivo è risultata ancora più elevata nei paesi con un elevato reddito pro-capite (28%) ed in particolare in Francia, nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti, dove la percentuale raggiunge il 30%.
Secondo lo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza della depressione maggiore e del disturbo dell’umore nell’arco della vita è dell’11,2% (14,9% nelle donne e 7,2% negli uomini).
Proprio qualche anno fa, l’OMS Europa ha lanciato un allarme preoccupante rispetto ad un ulteriore aumento della depressione previsto per i prossimi anni, tanto che i 53 Stati membri hanno redatto delle linee guida, con l’obiettivo di giungere ad una diagnosi precoce della depressione e prevenire il numero di suicidi.
I criteri diagnostici del DSM-V
La diagnosi di depressione, che si realizza sia attraverso l’utilizzo di specifici test psicologi, sia mediante il colloquio clinico, prevede il rispetto di alcuni criteri (minino 5 e presenti per un periodo di almeno due settimane), definiti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) (American Psychiatric Association – APA, 2013):
Gli altri due criteri che devono essere soddisfatti per porre diagnosi di depressione in base al DSM-5 sono:
Alcune considerazioni
Molte ricerche, pubblicate negli ultimi anni, dimostrano che la maggior delle depressioni non sono di natura genetica, ma sono apprese, cioè sono causate dal modo in cui interagiamo con il nostro ambiente. Infatti, i disturbi depressivi non sono causati da specifici eventi che sperimentiamo, ma dal modo in cui affrontiamo questi eventi: un evento, per quanto doloroso, può attivare un cambiamento interno, stimolando l’utilizzo delle risorse interne ed esterne, per affrontare una crisi, riuscendo a sviluppare nuove qualità e nuovi punti di forza.
Al contrario, ciò che caratterizza le persone depresse è la tendenza a focalizzarsi sugli aspetti negativi della vita, catastrofizzando ogni piccolo contrattempo ed immaginando drammi e situazioni avverse, e percependo le difficoltà della vita come delle situazioni senza via d’uscita. Infatti, alcune ricerche hanno dimostrato che coloro che vivono gli eventi della vita in maniera personale (incolpando se stessi per tutto ciò che va male), che hanno una visione altamente pervasiva di come potrà essere negativo un evento (perdere il lavoro o un partner significa che tutta la loro vita è rovinata) e che considerano anche l’effetto di questo evento permanente (non ci sarà mai un altro lavoro o un altro partner) sono i più predisposti a soffrire di depressione. Si tratta di pensieri, che creano dei circuiti mentali, da cui la persona non riesce ad uscire da sola.
Inoltre, solitamente, la depressione viene associata alla tristezza: in realtà, questo disturbo può essere considerato come un appiattimento delle emozioni, in particolare della rabbia, che viene fortemente repressa.
Le persone depresse non si autorizzano a percepire ed esprimere la rabbia, che viene negata, tanto da far perdere ogni forma di energia, che consente di affrontare le diverse situazioni della vita. Questo appiattimento emotivo è così persistente che, a volte, le persone depresse non riescono a piangere.
Infatti, la depressione può essere descritta, metaforicamente, come una cenere grigia, che copre tutto e spegne il fuoco e fa sembrare tutto uguale, in realtà nasconde sotto di sé tizzoni ardenti che hanno a che fare con la rabbia.
Questo ci spiega perché non è sempre facile diagnosticare una depressione, considerando che molti sintomi presenti sono subdoli e difficili da riconoscere dai non esperti.
È necessaria una diagnosi precoce, che permetta di intervenire in modo efficace, integrando la terapia farmacologica e la psicoterapia.